Il racconto della salita al Naso di Zmutt sul Cervino e l’intervista con François Cazzanelli
Abbiamo incontrato François Cazzanelli pochi giorni dopo l’exploit della salita della via Gogna-Cerruti al Naso di Zmutt sul Cervino, realizzata con Marco Farina e Marco Majori, dopo la gara di corsa Mont Avic Trail a Champdepraz. Cosa ci fa un alpinista di livello, una guida alpina, in una gara di corsa, dove tra l’altro è arrivato 5° dopo 34 km e 3000 metri di dislivello? Si mette in gioco su tutti i campi, non solo perchè fa parte del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur, ma perchè questo è il suo spirito e il suo modo di andare in montagna, sviluppato all’ombra del Cervino, ma che sta portando in giro sulle montagne del mondo.
1 – Alpinismo di ricerca, a quattro passi da casa tua, dopo il tentativo al Kangchenjunga di primavera. Sembra una risposta in fatti, non a parole, alle dichiarazioni di Messner sul fallimento dell’alpinismo esplorativo. Che ne dici?
François – Ma non mi piace fare polemiche, io penso che come tutte le discipline sportive l’alpinismo sia cambiato. Ovviamente la massa cerca via sicure e con poco avvicinamento e possibilmente con le soste a spit ma oltre a noi ci sono altri giovani che praticano un alpinismo più ricercato e fuori dai soliti canoni. Basta aprire il web e ci si accorge che le salite di questo tipo non mancano ovviamente non vengono realizzate tutti i giorni ma l’alpinismo di esplorazione è ancora vivo e affamato.
2 – Tutti puntano a celebrare i 150 anni della prima salita a Cervino nel 2015, vi siete portati avanti con i lavori, facendolo nel 2014?
François – Sinceramente non ci avevamo pensato, l’anniversario dei 150 della conquista del Cervino e della nascita della Società Guide del Cervino sarà sicuramente una bella occasione per promuovere la nostra valle e le nostre montagne con le loro tradizioni. Io e Farina era da tempo che parlavamo del Naso e l’occasione è arrivata. Questa parte del Cervino scura e repulsiva ci attirava e ci incuriosiva, una grande via dove poter confrontarsi a 360 gradi su tutti i terreni.
3 – Passi dalle salite alpinistiche, all’agonismo nell’arrampicata, nello scialpinismo e nelle corse in montagna. Solo doti naturali o Open Mind verso la montagna?
François – Essere polivalente è sempre stata una mia passione e forse anche la mia forza , fare più cose mi stimola e mi permette di girare diversi ambienti e e accumulare più esperienza.
4 – Nel 2015 il Trofeo Mezzalama si correrà da Gressoney a Cervinia, un evento speciale per tutti, anche per i veterani. Ci sarai?
François – Il Mezzalama al contrario è una bella sfida mi attira molto arrivare davanti a casa da molta motivazione. Non sono sicuro di esserci perché ho in progetto un’altra spedizione sicuramente se sono qui non mancherò!
Questo è invece il racconto di questa salita sul Cervino al Naso di Zmutt per la via Gogna-Cerruti fatta da François Cazzanelli, Marco Farina e Marco Majori
Disarmante e immensa
“ Il più grande strapiombo delle Alpi Occidentali“ così Patrick Gabarrou definisce il Naso di Zmutt: una parete misteriosa e austera incassata nell’immensa muraglia del versante Nord del Cervino. Difficile da decifrare, ogni volta che cambia la luce sembra che la sua forma muti ed escano nuovi diedri e tetti. Una sfida completa, severa, dove nulla è scontato in un ambiente tra i più repulsivi che abbiamo mai visto.
Tutto comincia con un messaggio su Whatsapp di Marco Majori il 21 settembre sulla chat della SMAM : “ Cosa pensate di fare questa settimana ?” dopo qualche battuta e scambio di idee il piano è deciso: andiamo a vedere il Naso di Zmutt. Da lì nelle nostre teste hanno iniziato a girare un sacco di pensieri: “ Sarà pulita la parete? A chi chiediamo? Saremo capaci di uscire? La via sarà tutta a posto o sarà crollato qualcosa come spesso accade sul Cervino?”
Poche storie l’unica cosa da fare è partire e andare a vedere, qualcosa faremo. Il 25 settembre ci ritroviamo tutti a casa di François, prepariamo gli zaini, beviamo un caffè e ci muoviamo subito verso il colle del Breuil. Arrivati al rifugio dell’ Hornli ci aspetta una spiacevole sorpresa: il campo base provvisorio, installato poiché i proprietari del rifugio stanno compiendo delle ristrutturazioni , è chiuso! Iniziamo bene: già un bivacco la prima notte. Non ci scoraggiamo, ci sistemiamo al meglio e alle 4 iniziamo a muoverci. Attacchiamo la prima parte della via al buio: si comincia subito con dei pendii belli dritti che conducono ad una goulotte ripida ma con ghiaccio ottimo. Superato il canale ghiacciato con quattro lunghezze iniziamo ad attraversare verso sinistra per portarci alla base del Naso. Giunti sotto lo strapiombo la vista è impressionante: si ha la sensazione che il tetto in ogni momento possa chiudersi su se stesso inghiottendoci. Il freddo pizzica e i movimenti sono rallentati, “Majo” fa un movimento sbadato in sosta e perde un guanto. Da qui in avanti “Marcolino” Farina passa al comando e iniziamo a scalare su roccia, la giornata è lunga e dopo aver superato un diedro in artificiale con le ultime luci del giorno arriviamo alla esile cengia dove Alessandro Gogna e Leo Cerutti bivaccarono per la seconda volta. Ci fermiamo e iniziamo a sistemarci per la notte, assicuriamo una corda dove possiamo appenderci e sistemare il materiale, ripuliamo dalla neve i nostri piccoli scalini, prepariamo da bere e mangiamo. Ci aspettano ore interminabili, ma non c’è vento e una stellata fantastica ci fa compagnia, sulla cengia troviamo un sacco di materiale abbandonato: chiodi moschettoni e corde, testimonianze indelebili di vecchi tentativi. Scorre il tempo e alle 6 di mattino ancora al buio siamo di nuovo in azione, con ordine e calma prepariamo da bere, smantelliamo il bivacco, mangiamo qualcosa e ripartiamo. Marco è di nuovo davanti, si comincia con un muro compatto, solcato solo da una piccolissima fessura che ci costringe ad usare le staffe. Il nostro socio scala veloce e sicuro, Majo ad un certo punto commenta dicendo: “ Faina scala come se non ci fosse un domani…che livello!!” Passano le ore e i tiri si susseguono veloci, purtroppo non ne vediamo mai la fine, ci scambiamo due battute per fare morale : “ Ma se chiamassimo l’elicottero?” Marco “ Piuttosto Crepo, ma sull’elicottero non salgo”. Il morale è alle stelle siamo motivatissimi e improvvisamente ci troviamo al sole alla base dell’ultimo salto: sono le 17:30 dobbiamo muoverci. Farina si supera un’altra volta e alle 18:15 arriviamo sul bordo del Naso, ma purtroppo non è ancora il momento di esultare perché dobbiamo raggiungere con la luce le tracce della cresta di Zmutt. Mettiamo i ramponi e prendiamo in mano le picche, saliamo velocemente su terreno misto e appena accendiamo le frontali troviamo le tracce, da qui però mancano ancora 250 mt di dislivello fino alla vetta e la stanchezza inizia a farsi sentire. La progressione diventa più facile e la concentrazione cala, Majori perde un’ altro guanto che sparisce nel buio della notte, François recupera alla rinfusa le corde e in ben due soste si aggomitolano tutte facendoci perdere minuti preziosi. Dopo qualche cappellata alle undici di sera giungiamo tutti e tre in vetta al Cervino. Siamo gasati ma tuttavia consapevoli di dover mantenere la concentrazione per la lunga discesa notturna che ci aspetta. Beviamo un the, mangiamo qualcosa e siamo di nuovo concentrati per la discesa: per riposarci dobbiamo arrivare alla capanna Carrel. La notte è perfetta, non fa freddo, non c’è neanche una bava di vento, scendiamo con calma senza prendere rischi e alle cinque di mattino mettiamo piede in capanna, giusto il tempo di bere una coca e ci buttiamo nei letti. Il giorno dopo alle 9 siamo svegliati dal papà di François, Walter che ci è venuto incontro, rifacciamo gli zaini e scendiamo, per le una abbiamo le gambe sotto il tavolo a casa Cazzanelli.
Che avventura, siamo euforici e soddisfatti la nostra dovrebbe essere la settima ripetizione assoluta e prima italiana. Non abbiamo ancora realizzato bene quello che abbiamo fatto , questa salita ci rimarrà per sempre nel cuore, sicuramente è la via più completa e severa che abbiamo mai affrontato fino ad ora. Un viaggio mistico nel cuore de Cervino dove nulla è scontato e banale. Complimenti agli apritori Alessandro Gogna e Leo Cerruti che nel 1969 si sono superati aprendo una via futuristica e complicata che sicuramente ha portato un passo avanti l’alpinismo dell’epoca.
Di Cazzanelli François – Farina Marco – Majori Marco
Sezione Militare di Alta Montagna – Reparto Attività Sportive del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur.
Si ringraziano :
Montura , Grivel Mont Blanc, Kong, Scarpa, Wild Climb, Cébé, Salice e
Pellissier Sport di Valtournenche